Nessuno lo sa, ma a Colico è stato perpetrato uno dei più gravi atti di abusivismo edilizio! Sì, sì avete capito bene…
In zona ad alto pregio paesaggistico e sottoposta a vincoli ambientali, un intero bosco secolare è stato completamente abbattuto e colossali sbancamenti di terreno hanno lasciato il posto a migliaia (ripeto migliaia) di metri cubi di costruzioni; il tutto senza il prescritto “Permesso di Costruire”, ignorando integralmente gli attuali regolamenti vigenti e sotto gli occhi di tutti. Artefice di tutto questo pare sia un non meglio precisato nobile, di origini iberiche e domiciliato a Milano: certo Pietro Enrico. Il blasonato dopo aver compiuto il fatto è scomparso, ma gli inquirenti non hanno perso tempo e sono già sulle sue tracce; pare anzi, che ne abbiano ritrovato il cadavere, sepolto nella chiesa di San Celso a Milano… L'opinione pubblica si chiede ora, quali saranno le azioni dei magistrati? Nessuna: certo, perché il (mis)fatto risale ai primi anni del 17° secolo...!!!
Si tratta di uno scherzo, naturalmente, e avete capito che sto parlando di Don Pedro Enriquez de Acevedo, Conte di Fuentes (Valladolid, 18 settembre 1560 - Milano, 22 luglio 1610), che fece costruire (a partire dal 1603) l’omonima fortezza sul più settentrionale dei cinque colli di Colico (la penisola di Olgiasca-Piona, il Montecchio Sud, il Montecchio Nord, il minuscolo Monteggiolo ed il Forte di Fuentes appunto). Più che un lazzo però, questa vuole essere una provocazione, bonaria, senza grandi pretese e "buttata li" quasi per caso, in questo giorno di mezza estate, per distrarre un attimo il nostro cervello dalla noia delle vacanze…
A scanso di equivoci, voglio comunque precisare che non intendo in alcun modo giustificare l’abusivismo, ne tanto meno minimizzare l'impatto nefasto che hanno sul territorio i cosiddetti eco-mostri: sarebbe infatti una subdola strategia quella di rimandare il giudizio di una certa cosa al di fuori del suo tempo confidando nell'indulgenza dei posteri; un po’ come dire che ciò che oggi è brutto, domani, con i criteri di allora, sarà bello e magari diverrà addiritura un monumento storico al pari del nostro Forte. D'altro canto non volglio nemmeno degradare lo stesso Forte, accostandolo a certi sgorbi architettonici che imbrattano il nostro paesaggio. Un posto nella storia, lui, se lo è degnamente guadagnato, non fosse altro che per i materiali utilizzati: tutti eco-compatibili (per usare un termine alla moda); tanto che non hanno impedito alla natura, pian, piano, di rimpossessarsi di gran parte del territorio che gli era stato, temporaneamente, sottratto.
Ora che il sasso l'ho gettato, ritorno alle mie elucubrazioni e vi lascio alle vostre meditazioni estive.
Spero sarete magnanimi con me e ringraziando dell’attenzione, auguro a tutti buone vacanze. A.A.
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